Stupri di guerra in Ucraina, oggi come ieri

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La guerra in Ucraìna sta riproducendo gli orrori che si ripetono in tutte le guerre, oltre ai massacri dei civili e torture su prigionieri ci sono denunce anche sugli stupri di guerra. Recentemente si sono moltiplicati i casi documentati di violenze sessuali da parte dei soldati russi nel Paese. A Bucha, una cittadina a nord di Kiev, sono stati documentati almeno 25 casi di donne vittime di stupro (probabilmente si tratta di un dato sottostimato) e le autopsie condotte sui cadaveri ritrovati nelle fosse comuni hanno rivelato che molte donne sarebbero state stuprate prima di essere giustiziate dai militari russi. Le organizzazioni umanitarie stanno cercando di rifornire gli ospedali ucraini di pillole del giorno dopo. L’IPPF (International planned parenthood federation) ha inviato 2880 confezioni di pillole dei cinque giorni dopo, mentre le profughe che hanno subito stupri e che sono accolte in Paesi europei che vietano l’ivg, come Polonia e Ungheria, subiscono l’ulteriore violenza di non poter mettere fine ad una gravidanza conseguenza della violenza. Tra le conseguenze dello stupro ci sono anche le malattie sessualmente trasmissibili, le lesioni e il terribile trauma che lascia segni gravissimi sulle vittime, fisici e psicologici, soprattutto se sono lasciate senza sostegno psicologico per superare un’esperienza deumanizzante.

Nel 2002 Karina Guenivet, una studiosa franco algerina pubblicò Stupri di guerra denunciando come in Ruanda, Algeria, Bosnia lo stupro in guerra fosse un’arma di offesa usata sistematicamente contro popolazioni da assoggettare e sconfiggere.

 “In quanto ‘ospite’ della discendenza del soldato nemico – spiegò Guenivet – la donna diviene l’oggetto di stupro prima, e di femicidio poi, confermando la regola che il modo migliore per risparmiare energie, in tempo di guerra, è garantire che non rimarrà più alcun nemico da fronteggiare”.

La strategia aberrante dell’arma dello stupro usata come offesa alla popolazione femminile (ma ci sono denunce di stupri anche su uomini e ragazzi) viene messa in atto deliberatamente anche in questa guerra. Nel 2008 l’Onu con la risoluzione 1820 ha sancito che lo stupro non è solo un’arma di guerra ma è anche un crimine contro l’umanità. Sette anni dopo, il 19 giugno 2015, con la risoluzione 69/293, l’Onu ha istituito la Giornata internazionale contro le violenze sessuali nei conflitti armati. Un ulteriore passo avanti per una presa di coscienza collettiva contro ogni guerra e i crimini aberranti che vengono commessi contro ‘i nemici’. Ma lo stupro di guerra viene ancora perpetuato ed è fondamentale aiutare e curare le vittime e prevenire altre forme di violenze che possono essere compiute contro le profughe e i loro figli. 

L’associazione DiRe donne in rete contro la violenza alla quale Demetra donne in aiuto aderisce, dall’8 aprile, è impegnata con alcune proprie operatrici e mediatrici nei Blue dots, luoghi sicuri nei quali alle profughe vengono date informazioni legali o sui servizi di UNHCR/UNICEF nelle zone di frontiera di Fernetti vicino a Trieste e di Tarvisiio, vicino a Udine. L’obiettivo è quello di offrire supporto e sostegno alle donne che fuggono dall’Ucraìna. Le competenze delle esperte sono messe a disposizione delle donne e delle ragazze ucraine in arrivo in Italia per garantire loro informazioni adeguate sulla prevenzione della violenza contro le donne e il supporto offerto in situazioni di violenza sul territorio italiano, grazie all’accoglienza dei Centri antiviolenza. L’intervento delle organizzazioni umanitarie e dei centri antiviolenza è fondamentale anche per evitare che le profughe siano esposte al rischio di finire vittime di tratta finalizzata alla prostituzione. Le organizzazioni criminali fanno sciacallaggio su chi fugge dalla morte e dalla distruzione della guerra e trasformano in merce donne e bambini. 

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