“Il modo migliore per aiutarvi a prevenire la guerra non è ripetere le vostre parole e i vostri metodi ma inventare nuove parole e nuovi metodi”, Virginia Woolf ne Le Tre Ghinee così scriveva sulla guerra. Il femminismo è sempre stato contro ogni intervento bellico e la retorica di “guerra giusta”, “guerra santa”, “guerra umanitaria”.
Le attiviste di Demetra si sono mobilitate per partecipare alle manifestazioni che il 26, 27 e 28 febbraio nella Bassa Romagna e a Ravenna si sono svolte nelle piazze per dire no alla guerra ed esprimete solidarietà al popolo ucraino. A Lugo il monumento di Francesco Baracca è stato illuminato con i colori della bandiera ucraina per solidarietà con la popolazione sottoposta dal 23 febbraio a bombardamenti. Sono già oltre 400mila i rifugiati che stanno oltrepassando i confini con la Romania e la Polonia e già si prevede che saranno circa 3 milioni le persone in fuga dall’Ucraina. In queste ore stanno entrando nei territori dell’Unione Europea per trovare accoglienza e rifugio, sono donne, bambini, uomini e anziani che hanno dovuto lasciare la loro casa o che l’hanno già persa sotto i bombardamenti, che sono precipitati nell’angoscia di un conflitto armato e di un presente senza speranza: “La nostra vita è distrutta” dicono.
In tutta Italia, nelle capitali europee, a Mosca e a San Pietroburgo ci sono state manifestazioni a sostegno della popolazione ucraina in una guerra che ora rischia di estendersi e diventare mondiale. Alle mire espansionistiche, di potere, di competitività, di sfruttamento e profitto, e alla logica della guerra dobbiamo sostituire l’etica della cura, dell’accoglienza, della risoluzione dei conflitti con il dialogo. Siamo tutte e tutti in rete, siamo tutte e tutti legati, le guerre, qualunque guerra colpisce l’umanità intera.
Abbiamo partecipato e parteciperemo insieme a tutte le associazioni pacifiste alla manifestazioni che si organizzeranno affinché la guerra, manifestazione estrema della violenza patriarcale, sia messa definitivamente fuori dalla storia.