Donna, Vita e Libertà: in piazza per le donne iraniane

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Il 1 ottobre, le attiviste di Demetra Donne in aiuto si sono unite all’iniziativa promossa dalla Casa delle donne di Ravenna insieme altre associazioni, per manifestare solidarietà alle donne iraniane che da giorni protestano contro il il regime teocratico al potere dal 1979 dopo la rivoluzione khomeinista. In piazza Einaudi, a Ravenna, le attiviste della Casa delle donne hanno letto alcune testimonianze delle donne curde ed hanno esposto cartelli dove hanno ricordato i nomi delle vittime del regime teocratico. 

La ribellione, al grido di Donna Vita e Libertà si è scatenata dopo che il 13 settembre scorso, Mahasa Amini, una giovane donna di origini curde che stava visitando Teheran, è stata arrestata e uccisa a bastonate dalla Gasht-e Ershad ovvero la “polizia morale” perché non indossava correttamente l’hijab. Nei giorni successivi sono state uccise altre due giovani donne: Hadit Najafi e Nina Sharakami, ma in realtà le vittime della repressione del regime e anche gli arresti sono centinaia. Si teme che ci sia un bagno di sangue come avvenne nel novembre del 2019 quando esplose un’altra protesta e la repressione causò la morte di almeno 1500 persone. 

Il Paese è infatti attraversato da anni da una grave crisi economica e dall’insofferenza verso un regime che nega i diritti fondamentali. 

Oggi come nel 2019, non è possibile sapere con esattezza che cosa stia accadendo in Iran e quanta violenza il regime stia esercitando per sedare la rivolta. Il Governo iraniano sta cercando di isolare l’eco della protesta dal resto del mondo, oscurando la rete internet limitando l’accesso a whatsapp e a instagram per questo molte ragazze iraniane, che risiedono e studiano all’estero, hanno fatto dei video cercando di spiegare che cosa sta avvenendo in Iran chiedendo di non far calare l’attenzione internazionale verso la protesta. Molte ragazze si sono tagliate i capelli, un gesto che è diventato simbolo di una protesta a guida femminile perché “le donne sono le prime a subire l’oppressione dei sistemi autoritari -ha detto Barbara Domenichini della Casa delle donne – ed è un sistema che si fonda sul controllo dei corpi delle donne, un sistema maledetto perché quell’oppressione che a caduta genera altre oppressioni di classe e di razza. Non è un caso che lo slogan scelto dalla protesta sia Donna vita e libertà, uno slogan curdo perché Mahsa Amini era del Kurdistan iraniano e quello slogan è stato gridato al suo funerale. Dopo il funerale le donne iraniane si sono appellate alle donne pakistane e afgane chiedendo una lotta di difesa e resistenza contro il colonialismo e contro la politica dominata dagli uomini”. 

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